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  • Monica Paggi

Il vero intento di Rudolf Steiner


Steiner è stato e lo è tutt’ora, da un canto un personaggio ispirante per molte persone, dall’altro una figura ambigua e piuttosto scomoda per altre. Lo dimostra il fatto che si tenda a voler evitare di parlarne. Porto subito un esempio vissuto in prima persona. Nonostante io abbia compiuto studi superiori magistrali ad indirizzo psico-socio-pedagogico, rivolti quindi essenzialmente alla futura professione di insegnante, sono venuta a conoscenza dell’operato di Steiner per mio conto, anni dopo il conseguimento della maturità. Mai nel periodo di studi, qualcuno aveva fatto cenno all’uomo che si era così profondamente occupato dell’essere umano. Perché? Non poteva trattarsi di una semplice dimenticanza, visto l’impatto del suo lavoro in quella direzione: la prima scuola Waldorf è nata nel 1919 a Stoccarda e da allora in tutto il mondo ne sono seguite migliaia. Piuttosto, risulta scomodo presentarlo e parlarne, soprattutto all’interno di una scuola cattolica come quella da me frequentata. Il motivo? Steiner parla liberamente di tutto ciò che riguarda la vita dell’uomo, compresa quella dopo la morte. Parla di reincarnazione, argomento diventato deliberatamente tabù in occidente, a partire dal Concilio di Costantinopoli del 553. Prima di allora, la visione di un essere umano che evolve di vita in vita, era comune all’interno dello stesso Cristianesimo delle origini.


Ecco quindi che la verità spaventa. Da un lato fa paura alle persone comuni, che temono più o meno consciamente di doversi finalmente prendere in mano, una volta venuti a conoscenza della verità. Dopo aver compreso che ciascuna delle nostre azioni ha inevitabilmente una conseguenza, in questa o nelle prossime vite (legge del karma), non è infatti più possibile mentire a se stessi e tirarsi indietro dall'assumersi la responsabilità della propria vita. Rimanere nell’ignoranza invece fa comodo, perché si può continuare a dare la colpa della propria infelicità ad altro fuori da noi: partner, amici, parenti, società, sistema, stato, chiesa. Dall’altro lato, la conoscenza della verità fa paura a chi trae vantaggio dal fatto che la maggioranza degli esseri umani rimangano immaturi, paurosi e spaventati nei confronti della vita. Ecco perché Steiner è così scomodo. Molto spesso purtroppo, gli stessi cosiddetti seguaci di Steiner o di una delle discipline da lui sviluppate, si vergognano di lui e omettono di parlarne. Pensano che tralasciando il lato esoterico di Steiner, possa essere più semplice trasmettere anche a persone non sensibili a questo tipo di tematiche, i suoi argomenti e attuarne le proposte. Ma come si può credere di far nascere qualcosa di veramente bello da una bugia? Steiner ha dedicato la sua intera esistenza alla ricerca di un modo per trasmettere le conoscenze del mondo spirituale, in modo cristallino, anche a chi ancora non lo possa percepire per sua diretta esperienza. Vanificare il suo immenso lavoro per la paura di dire le cose come stanno, è ingiusto. Esiste chi pensa di aprire nuove scuole Steiner, senza dire che la pedagogia impiegata nasce dalle sue idee “perché ormai la sua reputazione è rovinata e solo a sentir parlare di Steiner la gente se ne va”. Così facendo non si opera di sicuro nella direzione di mettere in buona luce la pedagogia steineriana ma si compie un’ingiustizia.


Il punto è che si dovrebbero dedicare energie a recuperare l’autenticità del messaggio di Steiner, che purtroppo pare non sia mai stato veramente compreso nemmeno da alcuni dei suoi diretti collaboratori, quando ancora lui stesso era in vita. Ci si può rendere conto di tutto questo attraverso la lettura della sua autobiografia La mia vita, rimasta purtroppo incompleta a causa della sua stessa morte. Lì Steiner spiega chiaramente quali fossero le sue reali intenzioni e come siano state distorte e fraintese malgrado i suoi sforzi. In La mia vita, Steiner racconta di come fin da piccolo vivesse in due mondi distinti, uno fisico ed uno spirituale, del quale non faceva mai parola con nessuno. Si rese presto conto che per la maggior parte delle persone, quell’altro mondo non esisteva. Il naturale sentimento di solitudine scaturito dal non poter condividere un’esperienza per lui così importante, lo spinse però a desiderare di portare la conoscenza di quell’altro mondo in quello fisico, partendo dalle sue dirette percezioni. Voleva arrivare a comunicare le conoscenze dei mondi superiori non come un guru che predica e viene creduto esclusivamente in virtù del suo ruolo, ma attraverso lo sviluppo di una vera e propria Scienza dello Spirito. Il suo intento era quello di fondare le conoscenze dei mondi superiori partendo dall’esperienza che l’uomo fa quando è incarnato in un corpo fisico e dotato della facoltà di pensare. Per raggiungere questo obiettivo, studiò a lungo chi prima di lui si era avvicinato parzialmente a questo traguardo, come Goethe ad esempio.


Nel capitolo XI de La mia vita, parla esplicitamente del suo rapporto con il misticismo e di come non ne condividesse i principi. Steiner desiderava partire dal pensare, non dal sentire. Voleva fondare su basi oggettive l’accostarsi alla vita spirituale, non sulla soggettività del sentimento. “E respingevo assolutamente la via che conduce allo spirito solo attraverso il sentimento” (OO28, p 130). Per questo si dedicò all’elaborazione di un approccio scientifico all’antroposofia, definendola appunto Scienza dello Spirito. “Venni a riconoscere che le forme d’espressione usate dalla scienza naturale erano idee pregne di contenuto, sebbene tale contenuto fosse prima concepito solo materialmente. Io volevo plasmare delle idee che interpretassero lo spirito in modo simile a quello con cui le idee della scienza naturale interpretano ciò che è percepibile ai sensi. Tale via mi permetteva di conservare il carattere di pensiero a quanto avevo da dire; mentre ciò non mi sarebbe stato possibile facendo uso delle forme mistiche, poiché queste, in sostanza, non si riferiscono a quanto esiste e vive al di fuori dell’uomo, ma descrivono unicamente le esperienze soggettive dell’uomo stesso. Io non volevo descrivere esperienze umane, ma mostrare come, a mezzo di organi spirituali, il mondo spirituale si manifesti nell’uomo. Su queste basi si andavano configurando quelle forme ideali da cui sorse più tardi la mia Filosofia della libertà (OO28, p 131).


Trascorsero anni prima che Steiner presentasse pubblicamente la sua antroposofia e il suo intento era quello di farlo attraverso i suoi scritti. I fatti però, fecero sì che malgrado la sua volontà i soci desiderassero rendere pubbliche anche le conferenze che Steiner teneva esclusivamente per i membri della Società Antroposofica. Ecco le sue stesse parole “Io avrei preferito che la parola espressa oralmente fosse rimasta tale; ma i soci volevano che i corsi fossero stampati, e così avvenne.” (OO28, p 340) Il punto è che l’Opera Omnia di Steiner, più di 300 volumi, è composta per la maggior parte dalla pubblicazione della trascrizione di conferenze pubbliche che Steiner non ha avuto la possibilità di correggere “Bisogna solo tener conto del fatto che queste trascrizioni, che non ho potuto rivedere, contengono degli sbagli” (OO28, p 342).


Quello che vorrei sottolineare, è che se oggi la maggior parte delle persone prendono come riferimento lo Steiner esoterico, è perché si è venuti meno fin dall’inizio, alla sua stessa volontà. Se le conferenze non fossero state pubblicate, chi oggi vuole conoscere il pensiero di Steiner dovrebbe applicarsi allo studio dei testi da lui stesso scritti per il pubblico e seguire la via che lui avrebbe preferito, quella della Filosofia della libertà, in cui è l’esercizio del pensare del singolo che lo avvicina, passo a passo, alla conoscenza di mondi superiori. Steiner stesso esprime chiaramente questo suo pensiero all’interno dell’Opera Omnia 13 La scienza occulta nelle sue linee generali “La via che conduce al pensiero libero dai sensi, per mezzo delle comunicazioni della scienza dello spirito, è del tutto sicura. Ve ne è un’altra anche più sicura, e specialmente più esatta, sebbene sia per molti uomini più difficile. Essa è descritta nei miei libri Linee Fondamentali di una gnoseologia della concezione goethiana del mondo e La filosofia della libertà. Questi libri espongono i risultati a cui il pensiero umano può arrivare quando, invece di abbandonarsi alle impressioni del mondo esterno fisico-sensibile, esso si concentra soltanto in se stesso. Soltanto il pensiero puro, come entità di per sé vivente, e non il pensiero rivolto solo ai ricordi di oggetti sensibili, esplica allora la sua attività nell’uomo. Nei libri sopra citati non vi è niente delle comunicazioni della scienza dello spirito; non dimeno in essi viene mostrato che il pensiero puro, concentrato in se stesso, può arrivare a spiegazioni del mondo, della vita e dell’uomo. Quei due libri rappresentano un gradino intermedio molto importante fra la conoscenza del mondo sensibile e quella del mondo spirituale, e offrono ciò che il pensare può conseguire quando si eleva al di sopra dell’osservazione sensibile, sebbene ancora eviti l’accesso all’indagine spirituale. Chi fa agire questi libri su tutta la sua anima è già nel mondo spirituale; soltanto che questo gli si palesa come mondo del pensiero. Chi si sente capace di attraversare questo gradino intermedio, segue una via sicura, e può acquistarsi in tal modo un sentimento, riguardo al mondo superiore, che gli arrecherà i più bei frutti per l’intero avvenire.” (OO13, p 259). Ma per compiere questa via ci vogliono impegno, studio e volontà. La maggior parte degli antroposofi invece, preferisce godersi le comunicazioni sui mondi spirituali riportate da Steiner nelle conferenze dedicate ai soci, a persone cioè che già avevano insieme a lui intrapreso un serio percorso di studio e che avevano per questo un grado di maturità nell’accogliere le comunicazioni di Steiner, che la maggior parte delle persone che prende in mano queste trascrizione non ha.


Nell’autobiografia, Steiner stesso ci spiega cosa l’abbia portato a decidere di utilizzare come via alternativa, anche il linguaggio esoterico “La mia prima attività di conferenziere negli ambienti che si erano venuti svolgendo dal movimento teosofico doveva dirigersi secondo la costituzione animica di quelli. Si trattava di gente che aveva letto la letteratura teosofica ed era abituata ad una certa terminologia; a questa dovevo attenermi, se volevo essere compreso” (OO34, p 331). Il problema per Steiner era il disinteresse delle persone a questo tipo di comunicazioni; nei seguaci della teosofia, aveva trovato chi fosse interessato ad ascoltarlo, e così a loro inizialmente si rivolse. Per seguire Steiner nel suo lavoro originario, è però consigliabile partire dai suoi stessi scritti, non dalle conferenze “Chi voglia seguire la mia propria lotta interiore e il mio lavoro per portare l’antroposofia davanti alla coscienza dei contemporanei, deve farlo valendosi dei miei libri pubblicati” (OO34, p 340). C’era da un lato il desiderio di Steiner di portare a suo modo, partendo da un sano pensare e con approccio scientifico, le conoscenze soprasensibili; dall’altro il bisogno di chi fosse interessato a tali argomenti, di riceverli ad un livello meno cosciente. “Accanto a questa esigenza, di edificare l’ antroposofia mettendomi unicamente al servizio di ciò che risulta quando si hanno da trasmettere all’odierna cultura generale le comunicazioni del mondo spirituale, sorse anche l’altra di andare pienamente incontro anche a quanto si rivelava come bisogno dell’anima, come aspirazione allo spirito, nella cerchia dei soci. Qui si riscontrava anzitutto una forte brama di conoscere i Vangeli e in genere il contenuto della Bibbia, alla luce dell’antroposofia. Si aveva desiderio di udire dei cicli di conferenze su queste rivelazioni date all’umanità” “A queste conferenze assistevano solo i soci, i quali già conoscevano le comunicazioni più elementari dell’antroposofia; quindi a loro si poteva parlare come a studiosi più avanzati in questo campo. Il tenore di queste conferenze per i soci non poteva perciò essere quello degli scritti destinati interamente al pubblico” “Dunque effettivamente i miei scritti pubblicati e le stesure stenografiche sono scaturiti da due fonti diverse” (OO34, p 341).


Voglio portare a coscienza il significato di quanto Steiner ha scritto nella sua autobiografia, perché in questi ultimi 10 anni sono entrata personalmente nell’ambiente antroposofico frequentando diverse scuole sia in Italia che all’estero e ho potuto constatare personalmente, quanto purtroppo la maggior parte delle persone che si definiscono antroposofe, si limiti a volare a due metri da terra anziché incarnare il messaggio antroposofico. In moltissimi sono davvero bravi a parlare, a portare le conoscenze antroposofiche, poi però nella pratica pochissimi riescono ad incarnarle nella quotidianità. Piace a tutti parlare di corpi eterico, astrale, Io, di forze dell’anima, di gerarchie spirituali, di spirito micheliano eccetera... e nella vita di tutti i giorni si continua con i soliti giudizi sul prossimo e sull’incapacità di fare in prima persona un lavoro di ricerca che possa portare avanti il messaggio di Steiner. Non si è reso attuale il piano di studi, ci si è limitati a prendere per buono quello che dai tempi di Steiner è stato dato (spesso non da lui direttamente e quindi, passibile comunque di non essere corretto). Il risultato è che le scuole Waldorf non stanno passando momenti felici. In molte si spaccano, si dividono, c’è difficoltà a mantenere continuità nel corpo docenti, per non parlare dei costanti problemi economici ed organizzativi. In 100 anni il mondo è cambiato, i bambini di oggi ce lo stanno comunicando con il loro disagio e noi restiamo a guardare senza apportare cambiamenti, insistendo nel voler conformare loro alla nostra modalità educativa. Svegliamoci da questo torpore, prendiamo in mano la situazione partendo da noi stessi, dalla nostra stessa autoeducazione. Se è Steiner ad ispirarci e a darci fiducia, cominciamo a praticarlo. Prendiamo in mano la Filosofia della Libertà e lavoriamoci sopra, è un testo che si rivela solo a chi decide di mettersi in gioco in prima persona. Richiede un grande lavoro e sforzi di volontà, ma la ricompensa è impagabile: quella libertà nel pensare che sola potrà portarci al cambiamento necessario, per noi stessi e per l’intera umanità.


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