I principi della pedagogia steineriana - I parte: corpo, anima, spirito
Prima di poter affrontare i numerosi ed interessantissimi argomenti prettamente pedagogici presentati da Rudolf Steiner, è necessario comprendere su quali basi si fondi il suo pensiero antroposofico. Si tratta di avvicinarsi al suo linguaggio, per poterlo intendere correttamente senza fraintendimenti.
In primo luogo Steiner guarda all’uomo come ad un essere complesso, proveniente sì con il suo corpo fisico, dal mondo materiale fatto di sostanze e leggi fisiche, ma appartenente anche ad una dimensione non tangibile, che lui chiama mondo spirituale. E’ sicuramente evidente come il nostro corpo provenga dalla materia dei nostri genitori, meno chiara forse, è la sua provenienza spirituale.
Eppure se ci pensiamo, possiamo rintracciare degli indizi concreti. Se fossimo esclusivamente il frutto della materia dei nostri genitori, allora non si spiegherebbe come mai i fratelli cresciuti nella stessa casa, dalla stessa coppia di genitori e che hanno quindi ricevuto lo stesso tipo di educazione, manifestino così sovente tratti caratteriali e comportamentali completamente diversi fra loro, a volte addirittura opposti. Anche nei gemelli si può riscontrare questa differenza, nonostante sia il loro concepimento che la loro nascita, siano avvenuti praticamente insieme. C’è sempre qualcosa, una caratteristica speciale in ogni essere umano che è tipicamente sua, non identificabile nella corrente ereditaria. Interessi, comportamenti, atteggiamenti di pensiero, che vanno al di là delle esperienze fatte all’interno del proprio ambiente famigliare. Come se una parte di ciascuno di noi fosse indipendente, proveniente chissà da dove.
Un terzo elemento si trova fra questi primi due, tra il corpo fisico e quello spirituale, ed è quella dimensione che fa sì che ciascuno di noi viva in modo assolutamente unico e soggettivo le emozioni suscitate dalle esperienze che si vivono. E’ il nostro mondo dei sentimenti, che nasce proprio dall’incontro tra il corpo fisico e quello spirituale. La nostra anima mette in relazione l’esperienza materiale con quella spirituale, è importantissimo questo suo ruolo di tramite fra i due mondi.
La visione tripartita di Steiner non corrisponde all’idea comune che siamo soltanto esseri duali: corpo e anima, oppure corpo e spirito, mai tutti e tre. Questo comporta un problema, ci toglie la possibilità di avere un ponte fra la dimensione materiale e quella spirituale. Senza un punto di contatto fra i due, o si è completamente materialisti, oppure tendenzialmente fluttuanti verso lo spirito.
Il compito di portare la materia nello spirito e cioè di riconoscere un elemento spirituale all’origine del mondo fisico, e di condurre lo spirito nella materia, cioè di concretizzare un’idea nella realtà, di metterla in pratica, spetta all’anima. Ma se la escludiamo a priori, ci neghiamo la possibilità di fare questo collegamento. È questo il motivo per cui, nella pedagogia steineriana, la cura dell’aspetto animico è così importante. Esso si concretizza nell’arte, in ogni sua forma. L’arte nutre la nostra anima.
Nell’atto artistico, abbiamo da un lato la concretizzazione materiale di un’idea, qualcosa che proviene dal mondo spirituale, che scende dall’alto verso il basso e si concretizza nella materia, come per esempio la messa in scena di un’opera teatrale, la stesura di un libro, di una poesia. Dall’altro lato abbiamo la spiritualizzazione di qualcosa di fisico: di un particolare materiale (marmo, creta, tessuto, colori), di un movimento (danza, teatro, euritmia), o qualunque altra performance; in questo caso la direzione va dal basso della materia verso l’alto dell’espressione artistica. Il tutto sempre, passando per l’anima.
Con questi esempi si è cercato di caratterizzare la visione tripartita di Steiner dell’essere umano, la sua visione antropologica complessa costituita di corpo, anima e spirito. Ma questo è solo l’inizio. Esiste la possibilità di guardare all’essere umano da altri molteplici punti di vista.