- Monica Paggi
Malesia & Indonesia
Dal 30 giugno al 29 luglio 2015.
Questo è stato il mio primo viaggio zaino in spalla, che significa bagaglio ridotto ai minimi termini e partire solo con il biglietto aereo e al limite la prenotazione del primo hotel in cui si dorme, tutto il resto ce lo si inventa strada facendo. Mirko mi ha iniziata a questo tipo di avventura e non gli sarò mai grata abbastanza. Prima di allora non mi muovevo se non era tutto organizzato nei minimi dettagli e soprattutto senza il mio inseparabile trolley, pieno di tanti vestiti e oggetti di cui alla fine avrei anche potuto fare a meno. Ora invece prendo con me il minimo indispensabile ed ogni viaggio diventa soprattutto un’esperienza di estrema libertà.
Partiamo da Milano Malpensa alle 16.05 con la Qatar Airways che fa scalo a Doha e giungiamo a destinazione a Kuala Lumpur, la capitale della Malesia, alle 14.30 locali (+ 6 ore) del giorno seguente. Prendiamo un taxi per la zona Chinatown dove avevamo prenotato una stanza al China Inn. Scopro subito la piacevole abitudine asiatica di avere banchetti di frutta e cibo ad ogni angolo e assaggio la deliziosa frutta esotica fresca. Il gusto è decuplicato!

La prima visita è nella zona più rappresentativa: il KLCC (Kuala Lumpur City Center) dove si trovano le torri simbolo della capitale malese. Altro che giungla e Sandokan... ci sono edifici e grattacieli modernissimi, più che aver fatto un salto nel passato sembra piuttosto di essersi proiettati nel futuro.



La sosta in Malesia è già finita, il terzo giorno prendiamo un volo Air Asia per spostarci in Indonesia. L’idea di Mirko era di farmi abituare gradualmente al cambio di continente, passando per la moderna Kuala Lumpur, dato che l’Indonesia è invece parecchio diversa dall’Europa.
Ho passato il volo a scattare foto, era una splendida giornata e si potevano ammirare le numerosissime isole dell’arcipelago indonesiano, la grande Sumatra e Giacarta verso cui eravamo diretti. Tutte piene di vulcani.


Atterriamo a Jogjacarta.
Appena scesa dall'aereo mi sento catapultata in un altro mondo, le persone sono tutte basse come me se non di più e c’è tantissima gente. Il ritiro bagagli è in una stanza piccolissima con tutti i passeggeri ammassati per rintracciare le proprie voluminose valigie, è talmente strano da essere divertente, anche perché Mirko svetta di almeno mezzo metro su tutti e non ha di certo problemi di visibilità!
Già l’esperienza del taxi mi ha entusiasmata, le macchine sono completamente decorate sia sul cruscotto che con ghirlande che pendono dallo specchietto retrovisore. La strada era un fiume di macchine e motorette, il mezzo con cui si spostano la maggior parte degli indonesiani. Altro che in due sul motorino, si vedono intere famiglie di 5 persone schiacciate fra loro con i bimbi in mezzo. Ci sono poi risciò, tuk-tuk e tanti altri strani veicoli. Tutto è colorato e allegro e mi sento subito a mio agio in quest’atmosfera così gioiosa e festosa.
Troviamo un graziosissimo hotel, il Bladok. Anche se Jogjacarta è grande, sembra sempre di essere in un piccolo paese, perché le case non superano i tre piani e ci sono viuzze da scoprire ad ogni angolo.
Mirko mi spiega che l’Asia è comoda da girare perché c’è un ottima organizzazione turistica. Infatti andiamo in una delle numerose agenzie viaggio e in poco tempo prenotiamo alcune escursioni. Poi shopping in un laboratorio di batik, qui a Jogja hanno le scuole più prestigiose.
Con un risciò andiamo al mercato degli animali e vediamo di tutto: pesci, rettili, uccelli, pulcini colorati... è un posto incredibile.




Il primo tour prevede sveglia presto per ammirare l’alba in un punto suggestivo.

Poi ci spostiamo verso Borobudur, alle 6 del mattino siamo già lì e l’atmosfera è a dir poco suggestiva: nebbiolina che lentamente svela i vulcani e il paesaggio tropicale circostante, in un sito senza tempo.


Borobudur è un tempio buddhista a forma piramidale, riconosciuto patrimonio mondiale dell’UNESCO.

Saliamo in cima per goderci lo spettacolo e poi iniziamo il percorso iniziatico in senso orario. I primi tre livelli sono in tondo, con le statue dei Buddha dentro gli stupa; i successivi 6 livelli inferiori hanno pianta quadrata e sono percorsi da bassorilievi che rappresentano scene divine nei piani più alti e vita sempre più mondana verso il fondo. Camminiamo per un totale di 5 km.


Al termine del giro risaliamo in cima, adesso il paesaggio è luminoso e spettacolare.
Difficile non percepire un collegamento con il cielo in un posto simile.
La visita al tempio è durata in tutto 3 ore. Avevamo scelto di avere un auto privata a disposizione proprio per non dover stare con l’orologio in mano ed i minuti contati, nel caso di un tour di gruppo.
Ci spostiamo verso Prambanan, un altro sito di templi questa volta induisti. Il bello dell’Indonesia è che è un paese con svariate religioni che convivono: buddhisti, induisti e cristiani.
Ormai è pomeriggio e fa davvero caldo, apriamo gli ombrelli per avere un po’ di ombra.


Ciascun tempio custodisce all’interno una divinità indù. Atmosfera magica.

Poco distante visitiamo un altro sito induista, anche qui il tempo si è fermato.

Tornando con la macchina nel traffico di Jogja ci vuole un momento per riprendersi dal salto temporale.
Il giorno seguente ci aspettano 12 ore di bus con guida indonesiana, che è piuttosto spericolata dato il traffico e la continua necessità di sorpasso, ma ci si abitua. Siamo diretti verso Bromo, a 2000 metri. Arriviamo in serata ed è freddo rispetto a Jogja.
La sveglia è alle 3.15 per andare ad ammirare l’alba. Prendiamo una jeep che ci porta vicino al punto da cui ammireremo questo incredibile spettacolo. Fa freschino ma ne vale assolutamente la pena. Lascio parlare le fotografie.


Ci spostiamo poi verso l’interno della caldera e saliamo a piedi ai bordi del cratere. C’è un intenso odore di zolfo e polvere che rende l’aria quasi irrespirabile. Affacciarsi sul cratere da cui esce fumo è impressionante, sento la forza della terra e provo una specie di timore reverenziale.
Si sente un suono come fosse un rombo, come la corrente di un fiume.


Prossima meta è Bali, che raggiungeremo in barca dopo una tratta in bus fino al porto. Durante il tragitto vediamo il fumo del Gunung Raung che sta oscurando il cielo, un australiano qualche sera prima ci aveva informati dell’attività di questo vulcano, che stava provocando la chiusura degli aeroporti. Dal traghetto su cui saliamo direttamente con il bus, lo spettacolo è ancora più impressionante: cielo oscurato e fumo grigio a cono che sale mentre il sole sta tramontando.

Sbarcati a Bali abbiamo ancora un po’ di strada fino a Kuta, dove ci sistemiamo al Puri Thana. Kuta è estremamente turistica, sembra un po’ Rimini ed è piena di australiani che non lesinano sulle bevande alcoliche. La spiaggia è piena di surfisti.

Da Kuta ci spostiamo verso il centro di Bali, ad Ubud decisamente più tranquilla. Lì visitiamo la foresta delle scimmie: una porzione di giungla piena di enormi bagnani, con templi e scimmie dappertutto. Bellissima.


Pernottiamo al Secret Garden, dove la stanza è molto carina e soprattutto immersa in un bel giardino lontano dai rumori del traffico.

Il giorno seguente visitiamo le risaie, è un posto molto rilassante. Per i turisti hanno allestito bei ristorantini con terrazze e qua e là ci sono anche centri per massaggi.


Con un tour organizzato scopriamo moltissimi templi, uno più bello dell’altro.
Uno di essi conteneva una fonte attorno alla quale era stata costruita una vasca che serviva l’acqua ad altre piscine in cui le persone si possono immergere per ricevere un rito di purificazione bagnandosi la testa sotto i getti d’acqua.


Un altro tempio, il secondo più grande in Bali, ha una scalinata stupenda che conduce ad un enorme bagnano.Indossiamo entrambi il sarong, un drappo in cotone o seta, obbligatorio in questi luoghi sacri sia per le donne che per gli uomini.

È arrivato il momento più rilassante del viaggio, siamo infatti diretti verso gli atolli delle Gili.
Una nave veloce stracolma di gente ci porta a Gili Trawangan, da dove si possono ammirare splendidi tramonti sul mare con i vulcani di Bali come sfondo.

È la più turistica delle tre isole e dopo alcuni giorni decidiamo di spostarci su Gili Meno, più selvaggia e tranquilla. La spiaggia e incantevole e la barriera corallina permette divertenti uscite di snorkeling. Vediamo anche le tartarughe! La spiaggia piena di coralli morti ci ispira a giocarci un po’ e costruiamo il nostro giardino.


Al centro dell’isola c’è un parco di uccelli, lo visitiamo.

Le due settimane alle Gili passano veloci e arriva il momento di tornare a Bali. Rivedo volentieri le strade piene di statue indù, altarini con incensi, fiori e offerte dappertutto, le architetture tipiche, ma soprattutto apprezzo l’atmosfera di pace e accoglienza, l’energia in generale così alta nonostante il traffico. A Bali ci sono moltissimi cani che si muovono lentamente anche a bordo strada, sono rispettati dalle persone e non hanno alcun timore di nessuno.
La vegetazione è rigogliosa, colorata e particolare, ci sono delle piante con le foglie fucsia, oltre ai bellissimi frangipane. Tornati a Kuta invece vivo una specie di shock, lì di pacifico c’è poco.
Da Bali rientriamo in aereo in Malesia. Per fortuna il Gunung Raung si è calmato e gli aeroporti hanno ripreso a funzionare.
Visitiamo la KL tower, dalla cui cima si gode il panorama a 360° su Kuala Lumpur.

È stata un’esperienza indimenticabile, l’Asia è tanto diversa quanto affascinante. Per di più questo viaggio mi sprona finalmente a studiare seriamente l’inglese per potermi sentire più autonoma alla prossima avventura!
tutte le foto sono state scattate da Monica Paggi
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