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  • Monica Paggi

I Quattro Temperamenti



Conoscere il tema dei quattro temperamenti proposto da Rudolf Steiner non è utile soltanto in ambito pedagogico ma può aiutarci anche nelle relazioni quotidiane e soprattutto nel processo di auto-conoscenza. Non si tratta di arrivare ad applicare delle etichette alle persone, in quanto ogni essere umano è unico e complesso ma va preso come uno strumento di aiuto per comprendere con più consapevolezza gli atteggiamenti di chi abbiamo accanto.


Le origini di questa visione risalgono all’antica Grecia, quando i filosofi presocratici (Talete, Anassimandro, Anassimene, VI sec a.C.) trovarono negli elementi l’origine dell’uomo e della vita. Empedocle (V sec a.C.) li riassunse, trattandoli in modo sistematico e Ippocrate fu poi l’iniziatore dell’osservazione clinica oggettiva proprio attraverso l’impiego dei quattro elementi.

La sua dottrina si fonda sulla concezione dei 4 umori, legati ai 4 elementi: il sangue ha a che fare con l’aria; la flemma è legata all’acqua; la bile gialla prodotta dal fegato al fuoco; la bile nera prodotta dalla milza è legata alla terra. La malattia è la risultante del disequilibrio fra questi 4 elementi e il medico ha il compito di riportare equilibrio. Per primo Ippocrate parlò di uomo sanguinico con eccesso di aria; flemmatico con eccesso di acqua; bilioso, con eccesso di bile; melanconico, perché la bile nera era detta melanconie, con eccesso di terra.

Rudolf Steiner ci ha fornito un’interpretazione profonda dei quattro temperamenti, rinnovando questa teoria in modo adeguato ai nostri tempi; egli spiega la diversità dei caratteri umani con il fatto che gli elementi in essi contenuti sono “temperati” in modi diversi.

Sono quattro gli elementi: Terra, Acqua, Aria e Fuoco, mescolati in proporzioni diverse in ogni uomo. Da questa mescolanza dipende l’emergere di un temperamento sugli altri.

Esiste infatti uno stretto rapporto fra elementi e temperamenti: Melanconico/Terra, Flemmatico/Acqua, Sanguinico/Aria e Collerico/Fuoco.


Il temperamento indica due direzioni: da un lato individualizza, dall’altro riunisce gli uomini in gruppi, questo perché ha a che fare da un lato con il nucleo essenziale di ogni uomo e dall’altro con la natura umana in genere. Ogni uomo è posto in una corrente ereditaria, ma possiede anche un proprio nucleo essenziale interiore. L’armonia fra queste due diverse correnti viene data dal temperamento, è l’elemento mediatore fra l’umanità generica e l’individuo.


Sappiamo che la scienza dello spirito presenta l’uomo come insieme di corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale ed io.

Abbiamo una parte percepibile ai sensi, l’unica ammessa dal pensare materialistico: è il corpo fisico, quello che l’uomo ha in comune con il regno minerale.

Il corpo eterico o vitale non è visibile ai nostri occhi ma esiste, è composto dalle forze vitali che mantengono in vita il corpo fisico. E’ la parte che abbiamo in comune con il regno vegetale.

La terza parte costitutiva è il corpo astrale, il portatore di piacere e dispiacere, gioia e dolore, di istinti, passioni e brame; crea il flusso e riflusso di sentimenti e sensazioni. Questa parte è in comune al regno animale.

Infine abbiamo la quarta parte costitutiva, quella che ci distingue dagli altri tre regni esistenti e che solo a noi conferisce la facoltà dell’autocoscienza: l’Io.

Queste quattro parti costitutive vengono espresse fisicamente dal moto circolatorio del sangue (io), dal sistema nervoso (corpo astrale), dal sistema ghiandolare (corpo eterico) e dagli organi sensori (corpo fisico).

Il corpo fisico e quello eterico sono maggiormente legati alla corrente ereditaria, mentre nel corpo astrale e nell’io prevale la connessione con il nocciolo essenziale dell’individualità.

Dal modo in cui queste quattro parti si adattano fra loro nasce il temperamento, in ogni uomo si produce una diversa miscela delle sue quattro parti costitutive e una di esse prende il sopravvento donando all’individuo una colorazione prevalente.


Se è l’io a prevalere si forma il temperamento collerico; se prevale l’astrale il sanguinico;

se prevale l’eterico il flemmatico e se prevale il fisico il malinconico.

Quindi nel malinconico la nota fondamentale esteriore è data dal corpo fisico, nel flemmatico dal sistema ghiandolare, nel sanguinico dal sistema nervoso e nel collerico dalla circolazione del sangue.

Chiameremo collerico il temperamento di un uomo nel quale ogni cosa scaturisca dal suo io, il collerico è colui che vuole comunque affermarsi.

Chi invece viene definito sanguinico, sarà predisposto a vivere nel fluttuare alterno delle sensazioni e dei sentimenti, s’infiammerà per tutto quanto il mondo gli porta incontro senza però riuscire a frenarsi e a mostrare costanza. Passa rapidamente da una vicenda all’altra, da una percezione all’altra e mostra un’indole volubile.

Quando nell’uomo prevale il corpo vitale o eterico, da cui dipende il senso di benessere o malessere, allora egli si sente portato ad adagiarsi nella propria interiorità e ad adeguarsi al mondo esterno, in un’eccedenza di questa situazione avremo un temperamento flemmatico.

Nel malinconico è invece il corpo fisico a prevalere sulle altre parti. Dovrebbe essere il corpo fisico lo strumento dominato dalle altri parti, ma in questo caso invece è divenuto lui il padrone e oppone resistenza alle altre parti. Ne consegue una disarmonia che rattrista, causa dolore e malavoglia, oscurando l’umore. E’ quello che accade al malinconico, che avverte sempre dolori.


MALINCONICO - TERRA

Il malinconico si riconosce spesso dallo sguardo: guarda con scarso interesse il mondo che lo circonda e per questo i suoi occhi non sono abituati a stare ben aperti; le palpebre sono spesso calate come se lo sforzo richiesto per tenerle sollevate fosse eccessivo.

Si nota soprattutto la mancanza di splendore raggiante, iride e pupilla emanano solo un luccichio opaco. Questo dipende dal fatto che il malinconico compenetra più difficilmente di altri il suo corpo con l’anima e con l’io personale e quanto più la corporeità viene compenetrata dall’individualità, tanto più l’occhio irraggia luce.

Gli angoli della bocca solitamente vengono tirati in giù, nell’uomo malinconico con il tempo bocca e mento diventano sempre più pesanti.

Il mento non è molto sviluppato, anzi spesso tende a rientrare.

Gli arti superiori sono particolarmente lunghi, solitamente sottili, soprattutto le mani hanno lunghe dita. Piedi e gambe sono piuttosto goffi, non di rado c’è la tendenza alle gambe ad X e ai piedi piatti. Il malinconico tiene il capo in avanti, a volte anche inclinato di lato.

Da seduto, ma ancora di più quando cammina, tiene le spalle cadenti in avanti, favorendo così l’atteggiamento curvo della schiena. Cammina con le braccia a ciondoloni, sollevando a fatica i piedi dal suolo, l’andatura appare così spesso fiacca e strascicata.

Ci si può chiedere perché il malinconico soffra tanto, più degli altri temperamenti.

Soffre per la pesantezza delle sostanze solide di cui è costituito il suo corpo, dato che non riuscendo a compenetrarlo sufficienza con la sua individualità non lo può dominare.

E’ come se il corpo fosse troppo denso per lui, avverte questo disagio in ogni movimento, si tratta di un dolore sottile ma continuo, un dolore animico di cui il corpo non è cosciente.

A questo si riferivano i greci affermando che nel malinconico la Terra è in primo piano.


FLEMMATICO-ACQUA

Nel viso del flemmatico invece tutto tende allo sferico-tondeggiante, il volto assume un aspetto cordiale e gradevole. Il mento si arrotonda verso il basso ed è frequente il doppio mento.

Gli occhi, circondati da palpebre ingrossate appaiono piccoli e privi di vivacità; lo sguardo però, a differenza di quello del malinconico, è gioviale. Il flemmatico guarda al mondo che lo circonda con una buona dose di contentezza. E’ un buon osservatore del suo ambiente, considera tutto con calma, si diverte a guardare la fretta e l’agitazione degli altri.

Il momento che più rivela il suo temperamento è a tavola: ama vivere nell’atto dell’assaporamento e dell’ingestione del cibo.

E’ incentrato su come sta lui ed è come se avesse un filtro tra lui e il mondo (ha spesso gli occhiali).

Nella nostra epoca febbrile il temperamento flemmatico tende ad essere disprezzato per l’eccessiva calma e lentezza che lo contraddistingue.


SANGUINICO-ARIA

Gli occhi del sanguinico sono brillanti e sempre occupati ad osservare tutto ciò che si trova nell’ambiente; sono quindi ben aperti e guardano in tutte le direzioni. Spesso sono chiari.

Le labbra sembrano sempre sul punto di dire qualcosa e non hanno niente della taciturnità che spesso incupisce quelle del malinconico. Nella fisionomia e nei gesti si riconosce l’espressione della mobilità del corpo astrale. L’interiorità si esterna e perciò il sanguinico è slanciato e flessibile, non molto alto è minuto e aggraziato.

Nella nostra epoca il temperamento sanguinico è molto apprezzato per la sua mobilità.

Si può notare come le varie epoche mostrino preferenze per uno dei temperamenti.

Il passo del sanguinico è leggero e saltellante e le gambe si muovono senza difficoltà. Il peso grava per lo più sulla parte anteriore del piede, a volte solo sulle dita. Caratteristico è anche il modo di camminare dondolando quasi ad ogni passo sulle punte.

Vive nell’elemento Aria, l’individuo non riesce ad interessarsi a una cosa alla volta, ma a tante insieme. Osserva tutto, è gioioso e felice perché il mondo è pieno di cose da scoprire.


COLLERICO-FUOCO

Ciò che più colpisce nel collerico è la mascella inferiore quadrata e un po’ sporgente, con una bocca ben serrata, se non esistono buone ragioni per aprirla.

Ha l’occhio fermo e sicuro, il suo colore spesso scuro, rivela una vivissima luce interiore che illumina tutto. Il collerico ha nella sua interiorità un centro forte e robusto, al punto da ostacolare lo sviluppo delle altre parti costitutive, per questo solitamente nei collerici anche la crescita fisica è trattenuta. Esempio classico è Napoleone, di statura bassa e tarchiata.

Due gesti del capo sono particolarmente caratteristici: gettare all’indietro la testa con alterigia oppure sporgerla in avanti, chinando un po’ la fronte e fissando il proprio interlocutore con sguardo acuto, in un atteggiamento che ricorda quello del toro prima dell’attacco. Il collerico ha spesso il cosiddetto “collo taurino”. Cammina con passo deciso, poggiando con forza il tallone sul suolo; le dita quasi non prendono parte al movimento deambulatorio.

L’individualità compenetra vigorosamente il corpo dalla testa ai piedi e si lega coscientemente alla terra. Questo legame si fa più evidente in una crisi d’ira quando il collerico pesta furioso i piedi, gravando soprattutto sul tallone.

Questo temperamento favorisce in particolare l’elemento volitivo.

Non stupisce il fatto che fra i condottieri più famosi vi siano tanti uomini dal carattere collerico.

Il fuoco della loro volontà trascinava le armate.

Proprio per la sua natura di fuoco il collerico può essere in alto grado un esponente della sua entità più elevata, cioè dello spirito.

In lui è forte la volontà di lasciare nel mondo un segno tangibile dei suoi sforzi.

Ecco perché i greci consideravano l’elemento del Fuoco appartenente al temperamento collerico.


Anche se in genere uno o due elementi e temperamenti prevalgono sugli altri, nel corso della vita sarebbe bello riuscire ad armonizzare i quattro temperamenti. Aiuta a raggiungere questo obiettivo il fatto che ogni epoca della vita ha la sua particolare inclinazione verso un temperamento: l’infanzia tende al sanguinico, la giovinezza dalla pubertà in poi al collerico, l’età matura al malinconico e la vecchiaia al flemmatico.


Come si comporterà l’educatore con i vari temperamenti? Per guidarli è necessario fondarsi sempre sugli elementi esistenti e non su quelli che non esistono.

Steiner ci spiega che nel bambino la preponderanza dei corpi è diversa: fino a 9-10 anni non vale la corrispondenza fra malinconico/fisico, sanguinico/astrale, flemmatico/eterico, collerico/io, il bambino è in fase evolutiva e in continua trasformazione. Ci sono ancora elementi indifferenziati.

Nel malinconico prevale la forza dell’io. Nel collerico prevale l’astrale, l’io non governa ancora l’astrale che è in balia di se stesso. Nel flemmatico prevale il fisico, la percezione del proprio fisico, la prevalenza dell’eterico è del bambino sanguinico.


Gli occhi del bambino malinconico guardano con espressione pensosa e riflessiva, c’è qualcosa che indica una precoce maturità. Il suo spirito ha fatto una “puntata” troppo veloce nella sostanza dell’organismo. In queste creature l’io fa meno fatica a superare la materia di cui è costituito l’organismo, per questo nel volto del bambino malinconico i lineamenti vengono plasmati più rapidamente, il naso riceve prima la sua impronta e la bocca perde prima la rotondità infantile.

Educare il bambino malinconico non è semplice, va tenuto conto che egli tende ad arrestarsi di fronte agli ostacoli. Steiner suggerisce che è di grande valore per il malinconico fargli osservare come nel mondo il dolore esista. Al bambino malinconico va mostrato come in genere l’uomo possa soffrire, gli va fatto sperimentare un dolore giustificato, affinché impari che esistono cose che veramente possono farlo soffrire. Se cerchiamo di distrarlo, non otterremo altro che chiuderlo ancora di più in se stesso. Se lo portiamo a svagarsi, il malinconico si chiuderà nella sua malinconia. Non illudiamoci di guarirlo circondandolo di compagnia allegra, procuriamogli piuttosto l’esperienza di un dolore giustificato. Distraiamolo mostrandogli esempi di sofferenza altrui, in modo che veda e constati che vi sono nella vita cose che provocano dolore.

E’ importante che veda nei suoi educatori persone provate dalla vita, bisogna che senta che il suo educatore ha sofferto realmente per vicende dolorose.

Il miglior metodo educativo per il fanciullo malinconico è nel deviare quel senso interiore di sofferenza e di dolore, che esiste in lui come tendenza congenita, per dirigerlo verso le cose che sono fuori di lui, procurandogli ostacoli e difficoltà esteriori.


Il bambino flemmatico è avido di afferrare ciò che gli si offre. Solitamente supera nel peso gli altri bambini. Ama molto mangiare per cui accumula facilmente del grasso. A causa del loro peso imparano a camminare più tardi.

Al bambino flemmatico occorre un rapporto vivo con i suoi compagni. Sarà difficile che si interessi per cose od eventi, bisogna metterlo in contatto con altri bambini della stessa età.

Il mezzo migliore per educare il flemmatico consiste nel suscitare il suo interesse mediante l’interesse di altri.


Nel bambino sanguinico colpisce la rapidità con cui fa tante cose insieme, non sta mai fermo con i piedi, saltella per la strada e si interessa a tutto. Percepisce immediatamente ogni cosa, ma altrettanto rapidamente la dimentica. Quando per esempio si ferisce versa abbondanti lacrime, basta però la minima distrazione per riportarlo al riso, magari con le guance ancora rigate di pianto. Sente molto l’influenza dell’ambiente in cui vive, il suo benessere ne è fortemente condizionato: caldo e freddo, luce e ombra, agiscono direttamente su di lui.

Il suo stato d’animo dipende dall’essere sazio o affamato, dall’aver digerito bene o male.

Se un bambino ha un temperamento sanguinico, non lo possiamo aiutare nel suo sviluppo inculcandogli a forza un interesse o imponendogli qualcosa che sia è di fuori del suo temperamento. Non serve a niente chiederci che cosa gli manca, piuttosto dovremmo contare sulle qualità che lui ha. Costruiremo il nostro intervento proprio sulla sua natura sanguinica, sulla mobilità del corpo astrale. Steiner ci rivela il segreto per educare il temperamento sanguinico: per quanto volubile sia, il bambino sanguinico sarà capace di avere interesse durevole per una persona a lui specialmente cara; l’interesse in lui può essere suscitato solo attraverso l’amore verso una data persona. Ci si deve far amare da lui, questo è il compito di fronte al bambino sanguinico.


Il bambino collerico è piccolo, tarchiato, collo taurino e portamento eretto, camminata decisa, affonda il tallone nel terreno, sguardo energico, attivo.

Il tronco in questi bimbi si sviluppa presto e così braccia a gambe rimangono troppo corte, da seduti sembrano più grandi di quanto lo sono in realtà da in piedi.

Il passo si avvicina a quello del collerico adulto: ha presto la tendenza a calcare fortemente il tallone. In lui si nota subito qualcosa di impetuoso, di vulcanico.

Se non viene assecondato nei suoi desideri cade facilmente in una smania selvaggia.

Possono essere d’aiuto lo sviluppo di attività artistiche, il sentimento per tutto ciò che è bello.

In questo caso non servirà più il sistema usato per il sanguinico, non è facile infatti che un collerico si affezioni ad una persona. Ci vorranno invece stima e rispetto di fronte all’autorità.

Di fronte al bambino collerico dobbiamo sempre nel senso più alto mostrarci meritevoli di stima, di rispetto. Non si tratta qui di guadagnare il suo amore grazie a doti personali, come per il bimbo sanguinico, è invece importante che abbia sempre fiducia che l’educatore sappia di cosa parla. Non deve mai supporre che non siamo in grado di dargli le spiegazioni che chiede.

Di fronte agli accessi di collera bisogna essere impassibili altrimenti la sua forza repressa diventa per lui autodistruttiva Occorre fargli conoscere le difficoltà della vita. Deve trovare resistenze, non è bene facilitargli troppo la vita; è utile creargli ostacoli, affinché il suo temperamento possa esplicarsi contro le difficoltà da superare.


Il segreto dei temperamenti che Steiner ci rivela è quindi quello di basarsi su quello che esiste nei bambini e non nell’impuntarsi a voler aggiungere quello che non è presente. Il simile si cura con il simile ed è per questo che Steiner suggerisce di creare nelle classi l’angolo di tutti i collerici, tutti i sanguinici, tutti i malinconici, perché è nel rispecchiarsi che si trova il rimedio.

Un collerico capisce che si sta esagerando solo di fronte ad un altro collerico. La divisione ha senso non solo per la mitigazione, ma per rivolgersi alla classe in modo diverso. In un racconto, il momento della dura battaglia verrà rivolto al collerico, quello di dolore al malinconico, come di fronte ad un’orchestra ci si rivolge in modo diverso per soddisfare tutti i temperamenti.

L’educatore non dovrebbe portare a prevalenza il suo temperamento, ma essere in classe un attore vero, riuscire a tirar fuori da sé la malinconia e tutti gli altri temperamenti per creare un’autentica comunicazione con tutti gli allievi e non solo quelli affini al suo temperamento di base.


Rudolf Steiner

Il segreto dei temperamenti umani

EDITRICE ANTROPOSOFICA MILANO


Norbert Glas

I quattro temperamenti sulla strada dell’autoconoscenza

NATURA E CULTURA EDITRICE


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