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  • Monica Paggi

Gioco e giocattoli

Agli occhi degli adulti il gioco dei bambini può apparire semplicemente un modo per occupare il tempo, dato che non hanno nient’altro da fare. Ma il vero significato del giocare è ben diverso. Se un bambino sta veramente giocando e non solo utilizzando quello che noi adulti chiamiamo giocattolo, possiamo notare come metta in scena il suo vissuto quotidiano.

I bambini guardano agli adulti con ammirazione e li imitano spontaneamente. Il gioco è per loro proprio come una palestra di allenamento alla vita, l’occasione per esercitarsi a mettere in scena tutto quello che vivono insieme a noi in casa, per la strada, nei negozi. Queste situazioni diventano stimolo al gioco e giocando provano cosa significa avere una famiglia, prendersi cura della casa, andare a fare la spesa, esercitare un mestiere.

Nel primo settennio il bambino impara imitando, non servono discorsi e spiegazioni, lui imparerà quello che sta percependo. Per questo è così interessato a tutto quello che facciamo e vorrebbe sempre aiutarci, è il suo modo naturale di apprendere.


Il vero giocare è molto impegnativo per i bambini, hanno bisogno di pazienza, abilità e forza di volontà. Quando in asilo un gruppo di bambini decide di costruire un autobus ad esempio, ha bisogno di andare alla ricerca di tutto quello che può servire per realizzarlo: seggiolini, volante, fanali, specchietti... La maggior parte del tempo viene dedicata all’assemblamento del gioco e non alla sua fruizione, perché giocare significa essere in un processo creativo e non solo fruire di qualcosa di già pronto per essere “giocato”. Questo è il motivo per cui i giochi che sono una perfetta imitazione della realtà stancano in fretta i bambini. Come può lavorare la fantasia del bambino se c’è già tutto? Diverso è prendere un pezzo di legno e trasformarlo attraverso la fantasia in un volante, che avere già pronto a disposizione un cruscotto in plastica che riproduce fedelmente tutti i comandi necessari.

Non sono i giochi perfetti a dare al bambino piena soddisfazione ma quei materiali versatili che la sua fantasia può continuamente trasformare in qualcosa di diverso. Lo stesso pezzo di legno che era stato il volante può diventare in un attimo un telefono se occorre o un microfono.

Dei veri giocattoli dovrebbero avere la caratteristica di sollecitare la fantasia del bambino per questo sono preferibili giochi e bambole dai tratti appena accennati; in questo modo il bambino è libero di aggiungere delle caratterizzazioni con la sua fantasia e lo stesso personaggio potrà all’occorrenza essere allegro o triste, buono o cattivo.



Siamo noi adulti a rimanere affascinati dalle miniaturizzazioni della realtà ma non è questo ciò di cui il bambino ha bisogno, a lui servono materiali che gli permettano di esercitare quel processo creativo che è il vero giocare.

La fantasia è proprio come un muscolo e se non viene esercitata si atrofizza. Questo è il motivo per cui i bambini che fin da piccoli sono stati abituati ad essere circondati di riproduzioni perfette degli oggetti usati dagli adulti, perdono la capacità di immaginare che qualcosa possa essere qualcos’altro a discapito della loro creatività.


Alla luce di queste considerazioni, quali sono i materiali di gioco più adatti da proporre ai bambini? Tenendo conto dell’importanza di un adeguato nutrimento dell’organismo sensorio del bambino ( si vedano gli articoli I 12 sensi – I parte e I 12 sensi – II parte), sicuramente tutto ciò che proviene dal mondo organico: legni, pigne, sassi, piume, noci, lana... La molteplicità delle forme, la varietà di pesi e superfici offerte dai materiali naturali sono insostituibili per nutrire la sensibilità del bambino piccolo. Se l’unico materiale che gli proponiamo per giocare è la plastica, per quanto presentata in forme e colori diversi, l’esperienza sensoriale del bambino sarà limitata ed insufficiente.



Anche gli oggetti fatti a mano sono perfetti per giocare: possiamo intagliare per il bambino delle figure nel legno, oppure realizzare per lui animali lavorati ai ferri ed imbottiti di lana o ancora bambole nate semplicemente annodando un morbido tessuto.



I colori dovrebbero essere tenui e non troppo aggressivi per il delicato senso della vista che si sta formando, in modo che l’occhio possa lavorare a distinguere le differenti sfumature di colore.

Un altro motivo per cui sarebbe bene evitare di circondare il bambino esclusivamente di giochi in plastica è che hanno tutti lo stesso ingannevole peso, il bambino non può imparare che oggetti grandi pesano di più se gli offriamo giganteschi mattoni di plastica che ingannano questo tipo di percezione. Inoltre la plastica non si rompe mai e anche questo toglie al bambino la possibilità di fare l’esperienza che se getta un oggetto a terra si può rompere.

I bambini amano andare a dormire portando con sè il gioco preferito ma che tipo di sensazione ne traggono se questo è un guscio vuoto di plastica duro e privo di calore? Ben diversa sarebbe la sensazione di stringere una morbida bambola in tessuto imbottita di lana, magari cucita per lui con amore dai suoi cari.

Un gioco molto amato dai bambini è quello delle costruzioni. Anche in questo caso il materiale offerto fa la differenza: i mattoncini in plastica sono fatti per essere incastrati e una volta che il bambino ha imparato che devono fare “click” il gioco è fatto. Se invece gli offriamo dei pezzi di legno di diversa misura, saranno ben altre le competenze che il bambino dovrà mettere in campo per costruire qualcosa.



Per farli stare in equilibrio dovrà soppesarli e cercare di valutare in anticipo le conseguenze di ogni suo gesto, affinando così le sue abilità in modo completamente diverso che se si limitasse semplicemente ad un automatico incastro. Ci vuole inoltre molta più fantasia per costruire qualcosa con dei pezzi irregolari di legno che con mattoncini di plastica.


A seconda dell’età il bambino si approccia al gioco in modo diverso.

Fino a tre anni agisce partendo dall’imitazione: è così che impara a camminare, parlare e pensare. Una volta preso possesso del proprio corpo il bambino inizia ad imitare “per gioco” gli adulti, riproducendo i loro gesti senza una vera finalità (maneggiando per esempio la scopa senza in realtà pulire nulla). Non distinguendo ancora il gioco dalla realtà, i bimbi di questa età tendono a voler mangiare davvero un’insalata di erba o un budino di sabbia!

Dai 3 ai 5 anni si ha la fase della fantasia: il bambino è in grado di trasformare qualunque oggetto in ciò che la sua fantasia creatrice gli suggerisce.

Dai 5 ai 7 anni lo stimolo al gioco non nasce più dall’esterno, quando per esempio la vista di un determinato oggetto suscita nel bambino il desiderio di iniziare un gioco ma da un impulso interiore: adesso è l’idea di fare un determinato gioco a spingerlo ad agire per concretizzarlo.


In che modo gli adulti possono stimolare i bambini al gioco?

Nella prima fase, prima dei 3 anni, è sufficiente indirizzarlo verso un oggetto: l’attenzione del bambino a questa età è facilmente catturabile.

Nella seconda fase un sano stimolo al gioco può derivare dalla possibilità di partecipare al lavoro degli adulti (per esempio aiutare la mamma a cucinare o il papà a fare un lavoro manuale) oppure dal fatto di coinvolgere i giocattoli del bambino nelle attività quotidiane: a quel punto un semplice accenno ad un bisogno delle bambole sarà sufficiente ad innescare il gioco.

Nella terza fase dai 5 ai 7 anni, si può integrare anche il luogo specifico in cui l’attività di gioco si svolge.


Quali giocattoli sono indicati per ciascuna di queste tre differenti fasce d’età?

Nei primi tre anni, dato che il bambino gioca prevalentemente con gli oggetti che utilizzano gli adulti, non sono necessari troppi giocattoli: una bambola, una carrozzina ed un lettino; un cesto di legni da costruzione; figure umane intagliate nel legno ed un cavallo a dondolo ad esempio.



Fra i 3 e i 5 anni la fantasia del bambino necessita di grandi materiali per inventare costruzioni: cavalletti in legno, teli, cordoncini, radici, pietre... La bambola si arricchirà di abiti da poter cambiare e saranno graditi tessuti con cui potersi travestire.

Fra i 5 e i 7 anni si possono integrare animali fatti a maglia, pochi e bei libri illustrati, il necessario per i primi lavori di cucito.



Tutti i giocattoli tecnologici andrebbero riservati per un’età più avanzata.

Meglio pochi oggetti “veri” che tanti “finti” come quegli arnesi, attrezzi e strumenti musicali in plastica che deludono perché sembrano veri ma non fanno ciò che ci si aspetterebbe. Un piccolo seghetto, un flauto in legno, un’armonica a bocca sono adatti in quest’ultima fase del primo settennio e danno grande soddisfazione al bambino.


In giardino quel che non può mancare è la buca della sabbia, il materiale più affine ai bambini del primo settennio: malleabile e trasformabile proprio come lui.

Non sono necessari scivoli ed attrezzature apposite per arampicarsi, i bambini possono benissimo esercitare il senso dell’equilibrio e del movimento camminando su tronchi d’albero posati a terra o arrampicandosi su corde fissate agli alberi.


Nel processo del gioco è incluso anche il momento del riordino, sono come due lati della stessa medaglia, due momenti che si completano come inspirare ed espirare.

Occorre dedicare tempo a questo momento senza aspettarsi troppo dai bambini piccoli ma dando loro l’esempio riordinando ordinatamente tutti i giochi e gli oggetti; limitarsi a nascondere tutto alla rinfusa in grandi cesti non crea ordine ma nasconde un caos.



Sarebbe bene inoltre abituarsi a non interrompere il bambino mentre gioca per fargli ritirare un gioco che ha deciso di non usare più, così facendo costringiamo il bambino ad uscire dal processo di gioco e a dovervi poi rientrare, col rischio di perdere l’impulso che era nato in lui. Si ritirerà tutto quando sarà il momento.


La bambola è un giocattolo speciale: simboleggia l’essere umano, giocandoci il bambino esprime i suoi sentimenti ed elabora il suo vissuto, per questo non ha senso riservare il gioco con le bambole soltanto alle bambine.

I bambini si identificano con le loro bambole, per questo motivo gli adulti dovrebbero prestare attenzione a come le trattano, prendere una bambola e lanciarla in malo modo ferisce l’anima del bambino, al contrario vedere che ce ne occupiamo con cura genera in lui fiducia e sicurezza.



L’aspetto delle bambole dovrebbe essere sano ed allegro ed i loro tratti appena accennati, per lasciare spazio alla fantasia del bambino.


Per quanto riguarda i giochi didattici, si pensa in generale di aiutare i bambini a sviluppare delle abilità offrendoglieli. Ma c’è davvero bisogno di simulare l’incastro di determinate forme in apposite fessure per esercitare la motricità fine dei bambini? Infilare una matita in un vasetto o una gomma nell’astuccio non ha forse la stessa valenza? La quotidianità offre già mille occasioni al bambino per fare esperienze di ogni tipo, non è necessario presentargli oggetti studiati ad hoc semplicemente per creare un mercato.


Il gioco è in conclusione il lavoro del bambino nel primo settennio e l’unica cosa che lo distingue dal lavoro dell’adulto è che proviene da un impulso interiore e non da un’esigenza esterna. Steiner prospetta una società in cui le persone affrontino il loro lavoro con lo stesso piacere, entusiasmo e coinvolgimento di quando giocavano da bambini. Come fare a realizzare una simile condizione? Attraverso l’arte che è un ponte naturale fra il piacere del gioco e il dovere del lavoro. Per questo motivo nelle scuole Steiner l’insegnamento viene portato in forma artistica: per condurre nel modo migliore il bambino a passare dalla spensieratezza del gioco al lavoro.

“Se non riusciamo a togliere al lavoro la sua realtà di peso schiacciante, non risolveremo mai la questione sociale” Steiner, Stoccarda 1923.

L’obiettivo è educare uomini liberi che amino ciò che fanno perché lo vogliono e non perché devono. Per arrivare a realizzarsi nella vita è necessaria la creatività.

“Con l’intelligenza arriviamo solo a capire la natura, per viverla abbiamo bisogno della sensibilità artistica. Il bambino che venga addestrato a capire le cose, maturerà fino al saper fare, ma il bambino che viene introdotto all’arte, matura verso il creare.” Rudolf Steiner, Stoccarda 1923.

Ecco quindi il valore e l’importanza di un’infanzia permeata di fantasia: la possibilità di affrontare la vita con la stessa creatività e lo stesso entusiasmo con cui da piccoli inventavamo un gioco.


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