Il sano egoismo dei bambini
Nel precedente articolo dedicato ai nostri più grandi Maestri (i bambini): La Ricchezza della Gioia, è stato sottolineato l’aspetto più giocoso che i bimbi ci portano incontro nel relazionarsi alla Vita e al loro spontaneo stato di presenza nel qui ed ora.
Esiste però l’altra faccia della medaglia, altrettanto fondamentale ma purtroppo incompresa e ingiustamente giudicata dagli adulti come negativa e da correggere: l’innato egocentrismo dei più piccoli.
Se partiamo dal principio che i bambini nascono puri, incontaminati dalla trappola mentale, spontanei e liberi, ancora pienamente connessi con i mondi sottili dai quali provengono e dotati di una ghiandola pineale in buone condizioni (a patto naturalmente che non sia stata fatta loro violenza attraverso vaccinazioni e la somministrazione di sostanze improprie definite cibo, nonché una precoce esposizione alle radiazioni elettromagnetiche di strumenti come PC, tablet, telefonini e TV…) e per tutti questi motivi vogliamo osservarli spassionatamente e prenderli come esempio vivente di un’Anima ancora in connessone con sé stessa, possiamo provare a considerare il loro innato egocentrismo sotto una nuova luce.
I bambini sanno mettere spontaneamente delle barriere quando qualcuno invade il loro campo d’azione, sono diretti, molto diretti, oserei dire spietati ad uno sguardo adulto ma in realtà sono semplicemente sinceri, totalmente sinceri, un’attitudine oramai sconosciuta e mal giudicata dal mondo dei grandi, che al contrario insegnano ai più piccini a sopprimere precocemente le proprie emozioni, in nome dell’educazione e del non ferire gli altri o per paura di essere mal giudicati. Dunque meglio ferire sé stessi? Già, è questo che inconsapevolmente viene insegnato; quella che definiamo educazione è al 90% uno snaturare la spontaneità e la veracità dei bambini.
In sanscrito la parola verità si definisce Satya e non a caso nella visione delle Ere degli Yuga (vedi articolo - Il ciclo degli Yuga: alla ricerca delle nostre origini - ), il Satya Yuga corrisponde proprio all’Età dell’Oro, la più splendente di tutte, quella in cui l’essere umano esprime la sua potenzialità al 100% ed è per l’appunto l’Era della Verità. Studiando poemi epici come il Ramayana, si può apprendere quanto questo principio, in quei tempi lontanissimi, fosse fondamentale e venisse prima di ogni altra cosa. Un mondo fondato sulla verità è un mondo autentico, trasparente, cristallino, coerente, in cui si vive bene perché tutto è alla luce del sole.
Pensiamo al nostro mondo oggi: è intriso di bugie. Spot pubblicitari, film, videogiochi, social, tutto ci proietta in una realtà virtuale e ci siamo talmente abituati a starci dentro che l’abbiamo scambiata per reale e cerchiamo di addomesticare i bambini a fare altrettanto, riuscendoci peraltro benissimo! I bimbi sono come spugne, innocenti, assorbono tutto ciò con cui entrano in contatto e per questo sono facilissimi da manipolare. Proprio perché per loro la verità è la sola cosa che esiste, credono spontaneamente a tutto quello che viene detto loro dagli adulti, perché vivono anche nella bontà e dunque amano ogni creatura vivente e amando gli adulti gli credono al 100%.
Cosa accade poi paradossalmente al bambino che cresce e che da adulto consapevole sceglie di lavorare su sé stesso per liberarsi da tutti i condizionamenti ricevuti nell’infanzia? Deve impiegare tempo ed energia per ripristinare lo stato iniziale: tornare alla verità verso sé stesso, smettere di raccontarsela, di mentire a sé stesso e riposizionarsi al centro della propria vita.
Il sano egoismo dei bambini non è qualcosa da correggere ma da comprendere e custodire. Siamo un organismo umano composto da tante cellule: gli individui. Se ogni cellula sta bene e svolge il proprio compito, l’organismo godrà di una salute ottimale e potrà evolvere e creare capolavori. Ma cosa accade se ogni singola cellula è stata educata a preoccuparsi per le altre, anziché prima di tutto essere sé stessa? L’organismo si ammala e si diffonde il virus della sfiducia. Preoccuparsi della vita degli altri prima che della propria significa non avere fiducia nella forza altrui e abbandonare la persona più importante, la protagonista indiscussa della nostra vita: Noi!
Non intendo dire che ciascuno debba chiudersi nel proprio guscio e ignorare le altre persone ma come possiamo pensare di dare vita ad una società sana finché i singoli componenti sono malati? Malati perché mentono a sé stessi, non si preoccupano di capire chi sono, di conoscersi, di scoprire i propri talenti e metterli a frutto, dando importanza a tutto e a tutti fuorché a sé stessi.
Steiner ci ha insegnato che ogni apprendimento si basa sull’imitazione: cosa vogliamo dunque trasmettere noi ai più piccoli? Mettendoci all’ultimo posto ed ignorando le nostre esigenze stiamo offrendo un modello di adulto che si sminuisce, che vive in nome del sacrificio anziché della gioia e dell’amore. Il modo più autentico per insegnare l’amore è incarnarlo, prima di tutto verso di sé.
Un bambino che vede i genitori felici perché si prendono il tempo per riposare, coltivare i propri interessi e talenti, che vivono con gioia, imparerà a fare altrettanto da adulto ma cosa ne sarà di quel bimbo cresciuto in un ambiente di paura, privazione, sacrificio, menzogna? Esprimerà quelle stesse modalità nella sua vita, crescendo.
Anziché preoccuparci di correggere la tendenza naturale dei bambini a vivere la vita con leggerezza, giocando ed essendo prima di tutto presenti a soddisfare le proprie esigenze, faremmo bene a prenderli a modello.
“La Verità vi renderà liberi” ha detto un Maestro, spesso si interpreta questa frase rispetto alla verità che dovremmo ricevere dall’esterno ma se è vero che ciò che viviamo fuori non è altro che uno specchio, un riflesso di quello che si muove dentro di noi, allora è chiaro che finché non mettiamo la verità alla base del rapporto con noi stessi, non potremo aspettarci di riceverla nemmeno dal mondo esterno.
Sono stata maestra d’asilo per 14 anni e ho avuto l’opportunità di conoscere migliaia di bambini e famiglie; da ormai quasi 10 anni lavoro con gli adulti accompagnandoli nella lettura del proprio Tema Natale Vedico per recuperare la conoscenza perduta o mai acquisita di sé stessi e tutto quello che scrivo è frutto di osservazioni sul campo.
E’ un fatto che la popolazione adulta ha da rieducarsi in toto rispetto all’apprendere un sano dialogo interiore con sé stessa: il 90% delle persone si rivolge a sé pretendendo, giudicandosi e fustigandosi anziché ringraziarsi, complimentarsi e sostenersi e poi delega automaticamente all’esterno (al partner, alla famiglia, agli amici, agli insegnanti, alla società, a dio…) l’aspettativa di ricevere quelle attenzioni che non è in grado di fornirsi da sola.
Sono sempre più convinta che i veri maestri di vita non siano quegli adulti che pretendono di spiegare la verità con paroloni complicati ed espressioni serie in viso, attingendo la loro conoscenza dalla sfera mentale ma i più piccoli, ancora connessi con il cuore.
Immagino il creatore supremo non come un vecchio barbuto ma nelle sembianze di un bimbo che gioca e che ha creato questo stesso Gioco della Vita.
I bambini si incarnano in un corpo fisico per portarci incontro verità, bellezza e bontà, quando ci decideremo ad accogliere ed ascoltare il loro messaggio d’amore?
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